Gestione e Progettazione degli Impianti Sportivi

Negli ultimi mesi abbiamo letto numerose notizie in merito alla progettazione di nuovi impianti sportivi, finalizzati ai tanti obiettivi che il calendario offrirà nelle prossime stagioni sportive.

Diversi blasonati studi di progettazione, specializzati nell’impiantistica sportiva, italiani e non solo, vantano esperienze importanti che espongono come palmares. È ormai diffusa la conoscenza delle norme tecniche tipiche della progettazione edilizia, che vengono regolarmente applicate fin dalle prime fasi progettuali. Meno scontata invece l’applicazione puntuale di norme territoriali, in particolare i regolamenti di igiene, o i temi considerati di dettaglio fino a poco fa ed ora al centro della strategia di inclusione.

A titolo d’esempio la collocazione dei posti destinati a spettatori disabili, spesso presenti solamente in un unico settore, mentre alcune territorialità chiedono un’aliquota per ogni settore, soprattutto negli impianti maggiori come stadi e palazzetti dello sport.

I posti per disabili devono essere corredati da percorsi idonei, bagni ad accesso facilitato, parcheggi nei pressi dell’ingresso e di tutte le altre specifiche che vengono riprese nei report di sostenibilità-inclusione.

Molto meno diffusa da parte dei progettisti è invece la conoscenza delle norme tipiche dell’impiantistica sportiva, anche per la difficoltà nel reperire le giuste fonti. Per alcuni sport sono stati emanati Decreti Ministeriali, solitamente legati alle tematiche antincendio e alle tematiche di ordine pubblico.

Il Coni nel corso negli anni ha emanato diversi regolamenti, i quali però meriterebbero aggiornamenti specifici che sono cogenti ma non sempre immediati da reperire. Ogni Federazione Sportiva Nazionale ha adottato regolamenti; pertanto un palazzetto dello sport polivalente dovrebbe fin dall’inizio della progettazione integrare i regolamenti di tutte le discipline che intendono praticare all’interno dello stesso; a mero titolo d’esempio: pallavolo, pallacanestro, calcio a 5, hockey, pattinaggio, danza, ecc.

Sport diversi hanno, però, esigenze diverse: specialmente sulla pavimentazione, sugli spazi esterni al campo di gioco, sugli impianti di illuminazione, sulle posizioni migliori per posizionare le telecamere, ecc.

Solitamente le Federazioni Sportive Nazionali riprendono i regolamenti delle Federazioni Europee e/o Internazionali di riferimento adattandoli o semplificandoli in base alla realtà locale. Le Federazioni Sportive Europee, che hanno maggior dimestichezza con esigenze di sponsor e televisive, pubblicano regolamenti specifici che diventano vincolanti per le competizioni internazionali. Ci sono poi le norme “volontarie”, ossia: “UNI”, “EN” e “ISO”, che essendo state richiamate dai Decreti Ministeriali o dai Regolamenti federali, sono diventate necessarie, almeno, per ottenere l’omologazione dell’impianto. Spesso il progettista reputa o ipotizza che questi Regolamenti attengano solo alla gestione degli impianti, pertanto non li approfondisce e non pianifica una progettazione integrata. Questo ha portato, in alcuni casi, a soluzioni di compromesso che palesano la mancanza di organicità del progetto, e impongono forzature in sede di autorizzazioni (es. commissioni di vigilanza per il pubblico spettacolo). Perciò si sta diffondendo tra le Autorità il ritornello: << non si può progettare un impianto nuovo iniziando subito con le deroghe >>.

Effettivamente la deroga rappresenta una forte criticità per la commissione che la deve autorizzare, con crescente responsabilità dei membri coinvolti, che siano Vigili del Fuoco, Pubblica Sicurezza, ASL o componente sportiva. Al contempo alcune norme obsolete porterebbero a progettare impianti nuovi con logiche vetuste e non conformi alle attuali esigenze di fruizione ed elasticità organizzativa gestionale. Tutto ciò si complica ulteriormente nel caso di ristrutturazione di impianti esistenti, magari soggetti a vincoli della sovrintendenza.

Solitamente nella progettazione viene pianificata anche la fase di cantiere, anche se solo una progettazione integrata con chi ha esperienza di gestione degli impianti sportivi può concretizzare accorgimenti utili per una gestione flessibile che è tema centrale della sostenibilità e delle attuali esigenze gestionali. Questo avviene in nuovi complessi sportivi polifunzionali di periferia, spesso ritenuti centri minori ma che rappresentano il motore dello sport di base in qualunque disciplina. Proprio le realtà animate da Associazioni e Società sportive sono attente ad intercettare nuove esigenze, ma capaci di realizzare soltanto quelle che non richiedono importanti investimenti economici.

Si trovano sale all’interno dei complessi sportivi che possono essere usate come aree ospitalità, come palestra di riscaldamento durante gli eventi e come sedi di corsi di allenamento (es. ginnastica dolce), momenti formativi e riunioni tecniche negli altri giorni. Ma la climatizzazione degli ambienti spesso non è progettata per climatizzare solo una porzione, quindi per poter fruire di una sala di 50/100mq è necessario climatizzare un intero complesso sportivo, con evidente spreco di risorse e denaro. In impianti maggiori la stessa criticità può portare a determinare elevati costi di affitto delle aree (Hospitality per meeting, palestre minori, ecc) o addirittura potrebbe portare a fare la scelta di non affittare tali sale limitando occasioni di reddittività accessorie che sono di primaria importanza per i bilanci aziendali e molto utili per migliorare la sostenibilità degli impianti sportivi.

Negli impianti maggiori assistiamo alla realizzazione di eventi che rappresentano vetrine internazionali fondamentali: Europei di pallavolo (compreso l’impianto realizzato dentro l’Arena di Verona che rappresenta una magnifica ed unica vetrina mondiale), Coppa Davis e ATP Finals di tennis, Ryder Cup di golf, ecc. Eventi di questo rango hanno enorme copertura mediatica, godono di grande capacità attrattiva per lo sport di base e sono molto allettanti dal punto di vista delle sponsorizzazioni.

La copertura televisiva può essere garantita solo da impianti progettati affinché le telecamere siano disposte nelle posizioni migliori per inquadrare il gesto atletico, l’illuminazione sia molto intensa e priva di zone d’ombra per ottenere immagini di alta qualità, e dove il pubblico assicuri la giusta cornice all’evento. Ogni disciplina sportiva ha diverse esigenze di posizionamento delle telecamere, anche se utilizza campi da gioco di dimensioni analoghe. Ogni Federazione Sportiva Internazionale definisce quali sono le condizioni ottimali per le riprese; tali condizioni rappresentano l’unica garanzia per poter distribuire un buon prodotto che soddisfi le aspettative di chi investe, come gli sponsor. Non sempre i progettisti degli impianti sportivi sono consapevoli dell’esistenza di questi documenti, che dovrebbero essere parte integrante della progettazione. Alcune società di calcio straniere iniziano la progettazione dei loro stadi proprio dai requisiti per le postazioni delle telecamere. In realtà anche questo elemento sembra non essere sufficiente, perché gli standard richiesti dalle Federazioni Sportive sono in continua evoluzione, pertanto sarebbe bene aver presente l’evoluzione storica di questi requisiti per poter progettare impianti sportivi che possano garantire una elasticità funzionale ed essere in grado di assecondare i probabili requisiti dei prossimi anni.

La maggioranza dell’impiantistica Italiana è di proprietà comunale. L’ente pubblico solitamente separa la progettazione/esecuzione dalla gestione, a cui pensa in un secondo momento tramite convenzioni. Conseguentemente progettista e gestore non dispongono di un tavolo di dialogo ufficiale per progettare integrando le esigenze di gestione, elasticità e sostenibilità. Il progettista non riuscirebbe neanche a trovare un soggetto con cui interagire per capire le esigenze organizzative gestionali, (anche perché spesso il comune valuta le associazioni a cui fare le convenzioni quando l’impianto è pronto ed autorizzato). Sarebbe utile che ogni Federazione Sportiva istituisse un ufficio dedito all’impiantistica proprio per agevolare la diffusione di queste tematiche ai diversi progettisti, diventando così punto di riferimento per i soggetti che hanno il compito di iniziare la progettazione. Allo stesso modo l’ente pubblico dovrebbe valorizzare gli aspetti di gestione, definendo chiaramente tutte le esigenze connesse e definendo puntualmente anche gli aspetti di manutenzione ordinaria: chi dovrà farla, con quale frequenza e con quali modalità. Si pensi ad esempio ad un palazzetto dello sport dotato di tribune telescopiche che vengono aperte al pubblico solo per gli eventi di pallavolo, e che vengono richiuse per gli eventi di pallacanestro.

Se la pallacanestro è il primo affidatario della convenzione, dovrebbe farsi carico di manutenere attrezzature che di fatto non utilizza?

                                 

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