Sostenibilità e Responsabilità nel calcio: Intervista a Clara Simonini (Marketing e Stadium Operations del Bologna F.C. 1909)

Il Progetto “Bologna For Community” per agevolare la partecipazione delle persone diversamente abili alla vita del Bologna F.C. sta avendo buoni riscontri? Avete in programma altri progetti per le persone diversamente abili?

Il progetto “Bologna for Community” è stato avviato ad ottobre del 2019 in collaborazione con un partner (PMG Italia). Siamo stati il primo Club in Italia ad avviare un progetto del genere, il quale era legato all’accompagnamento di persone con disabilità e fragilità alle partite casalinghe sia del Campionato di Serie A che di Coppa Italia. Avendo lo stadio in centro storico, anche trovare parcheggio risulta abbastanza complesso; noi come Bologna F.C. tramite 3 pulmini, brandizzati con i colori sociali del club rossoblù, andiamo a prendere da casa le persone con disabilità e le accompagniamo allo stadio e successivamente a fine partita le riaccompagniamo alla propria abitazione. Diciamo che nel corso di questi ultimi 3 anni il progetto si è ampliato molto di più perché in collaborazione con il partner noi offriamo anche delle experience, come ad esempio aprendo le porte del nostro centro tecnico, piuttosto che dello stadio; inoltre abbiamo organizzato diversi “Stadium Tour” per le persone disabili, cosa che prima non era mai stata programmata. Poi con l’avvento della pandemia da Covid-19, e successivamente della guerra in Ucraina, abbiamo messo a disposizione della comunità e del territorio i pulmini. Infatti, quando sono iniziati i cicli vaccinali la società ha messo i pulmini a disposizione dell’Azienda USL di Bologna accompagnando le persone fragili che erano tutte over-80 ai vari centri di vaccinazione situati in città; successivamente abbiamo messo i pulmini a disposizione del Comune e della Prefettura per accompagnare gli Ucraini che scappavano dalla guerra ai centri di accoglienza previsti nel territorio bolognese, tutto questo grazie alla stretta collaborazione con PMG Italia. Il progetto sta avendo buoni riscontri, siamo molto contenti in Società perché ogni anno la progettualità si sviluppa sempre di più; ma anche perché abbiamo un feedback molto positivo sia da parte di altri partner e sia da parte del territorio in quanto ridai alla comunità qualcosa che ha un valore molto importante. Stiamo sviluppando un progetto per la prossima stagione sempre in collaborazione con PMG dal titolo “Bologna for Community a scuola”, che è un percorso formativo con scuole primarie di secondo grado su tematiche legate alla disabilità, al volontariato e all’importanza del capitale umano, all’integrazione e all’accessibilità degli eventi sportivi attraverso proprio il case study del nostro progetto. Un progetto legato proprio alla disabilità in realtà è ancora in cantiere ma ci sono già delle idee insieme a 2 nostri partner perché vorremmo rendere più fruibili le partite per le persone ipovedenti tramite una radiocronaca dedicata, cioè attraverso delle radioline che verranno consegnate allo stadio nei punti di accesso. Naturalmente per realizzare determinate progettualità passano molti mesi di progettazione sia perché bisogna parlare con l’Associazione Italiana Ciechi e sia perché ci sono diversi partner coinvolti; questo progetto comunque potrebbe partite nelle prossime stagioni.

Il Bologna e Edu In-Formazione Renzo Cere’ Bologna A.S.D. hanno dato vita alla nuova realtà BFC Senza Barriere. In cosa consiste il progetto?

Il “B.F.C. Senza Barriere” è un progetto avviato ad aprile 2018 in collaborazione con “In-Formazione Renzo Cerè Bologna A.S.D”, ed è un progetto inclusivo in cui la pratica sportiva è rivolta a bambini e bambine con disabilità; il progetto si propone di utilizzare lo sport come strumento di sviluppo dell’autonomia e della creatività attraverso l’inclusione sociale e l’integrazione, abbattendo cosi qualsiasi barriera. Fino a questa stagione sportiva noi, come Bologna F.C., forniamo a tutti il Kit gara e diamo la possibilità di giocare una partita all’anno allo Stadio “Renato Dall’Ara” oltre ad avere un supporto quotidiano tramite una persona che lavora nel Settore Giovanile della Società. Dalla stagione sportiva 2023-24 siamo riusciti a far entrare la squadra del progetto Senza Barriere all’interno nella Divisione del Calcio Paralimpico e Sperimentale della F.I.G.C. nel campionato di 5° Categoria, quindi i ragazzi avranno la possibilità di disputare un apposito campionato dedicato, in cui ogni Club di Serie A ha adottato la propria squadra. Quest’anno la squadra avrà comunque la possibilità di disputare degli incontri amichevoli contro le squadre for Special degli altri Club di Serie A. Il campionato di 5° Categoria è organizzato dalla F.I.G.C. e dalla Lega di Serie A.

Vi siete coordinati con le altre squadre della Lega Serie A per realizzare dei progetti specifici?  La Lega che tipo di supporto ha dato alle Società?

Tra i dipartimenti C.S.R. dei Club vi è molta collaborazione e un’ottima sinergia in quanto ci scambiamo spesso idee, best practies, sia nella parte progettuale sia nei temi legati alla sostenibilità ambientale e sociale, alla disabilità e al razzismo, perché al netto della “rivalità sportiva” perché tutti ovviamente vogliamo prevalere sugli altri Club cercando sempre di disputare un buon campionato dal punto di vista sportivo; nella parte di C.S.R. questa conflittualità non esiste anzi vi è una grande collaborazione, tra l’altro da quest’anno la Lega di Serie A ha aperto un ufficio di Responsabilità Sociale dedicato proprio allo sviluppo di queste tematiche. Quindi noi referenti dei vari club mensilmente organizziamo delle Commissioni di Lega dove vengano affrontate le varie progettualità della Lega e quelle dei Club come ad esempio “Rosso alla Violenza”. Inoltre, da quest’anno, ogni partita di campionato è dedicata ad una Associazione o ad un Ente No Profit che si concretizza in una campagna dal punto di vista della comunicazione sui campi attraverso l’entrata sul terreno di gioco dei calciatori con videomessaggi sul maxischermo e quant’altro. Diciamo quindi che la Lega di Serie A le propone e poi noi come Società le valutiamo e ne discutiamo. In più, la Lega di Serie A è stata scelta come Lega pilota da parte della UEFA per creare una strategia di Sostenibilità sia ambientale che sociale; partendo dalla strategia di sostenibilità della UEFA dello scorso anno che verrà portata avanti fino al 2030 in cui i Club saranno effettivamente coinvolti, infatti ogni Club avrà l’obbligo di creare una propria strategia sociale di sostenibilità e di nominare nelle stagioni successive un “Sostenibility Manager che sarà formato proprio dalla UEFA e da Lega Serie A.

Come si stanno muovendo secondo te i Club in Italia? Pensi che siano in ritardo rispetto ai Club Europei riguardo a questa tematica?

Si, penso che in generale in Italia i temi di responsabilità sociale si siano sviluppati in questi ultimi 6-7 anni anche a livello di industrie e di mercato e quindi anche nel calcio. Inoltre sia il Covid che la guerra in Ucraina hanno dato, a mio avviso, una grande accelerata. Quindi i temi di responsabilità stanno venendo fuori ogni giorno sempre di più. Diciamo che rispetto alle altre Leghe siamo indietro perché appunto sono temi che si stanno sviluppando adesso in Italia. Ad esempio, in Bundesliga, già da questa stagione sono stati inseriti dei requisiti obbligatori che i Club devono presentare al momento dell’iscrizione al campionato; sono sicura che la stessa norma arriverà anche in Italia nelle prossime stagioni sportive.

Che supporto possono fornire i calciatori riguardo queste tematiche? Credi che possano essere il giusto “veicolo” da poter utilizzare?

Io credo molto nel coinvolgimento dei calciatori perché come Club siamo una vetrina molto importante e quindi siamo seguiti da milioni di persone e abbiamo “l’obbligo” di dare qualcosa di positivo; i calciatori sono visti come idoli e pertanto è giusto dare il buon esempio. Noi come Bologna abbiamo dei calciatori che sono tutti dei bravi ragazzi e sono molto partecipi a tutte le iniziative sia della parte marketing e commerciale sia per le iniziative legate alla sostenibilità. Addirittura delle volte capita che sono loro stessi a chiederci se possiamo fare una raccolta fondi per la vendita delle maglie in beneficienza.

Sapendo che la maggioranza degli stadi italiani è di proprietà comunale, quale priorità suggeriresti ai club italiani per iniziare a lavorare sulla sostenibilità? Temi sociali? E quali? Temi ambientali sui centri di allenamenti? Temi ambientali che coinvolgono il pubblico? Altro?

Considerando che la maggior parte degli stadi Italiani è di proprietà comunale diciamo che a livello infrastrutturale si può fare ben poco nel senso che un conto è se il Club ha come progetto di riqualificare lo stadio o di costruirne uno e quindi necessariamente lo stadio nuovo dovrà rispettare una serie di requisiti di impiantistica sportiva che saranno sostenibili, cioè se io costruisco uno stadio adesso il mio stadio sarà sicuramente più sostenibile di uno stadio che è stato costruito 7 anni fa perché appunto ci si evolve.

Pensi sia meglio concentrarsi su temi sostanziali nel centro sportivo (es riduzione uso acqua, produzione energia con pannelli solari, ecc) che hanno scarsa visibilità ma sicura efficacia, o sia più utile educare il pubblico dello stadio ad esempio sensibilizzandolo su raccolta differenziata, riduzione impatti nel percorso casa stadio ecc. (in sostanza il calcio deve svolgere il ruolo di attore o di promotore nel percorso di sostenibilità)

Io suggerirei di cominciare dai centri sportivi, perché generalmente sono tutti di proprietà: noi come Bologna F.C. l’abbiamo fatto: è stato ristrutturato una parte del centro tecnico in cui sono stati inseriti i pannelli solari che rappresentano il 70% del fabbisogno energetico totale del centro; è stata inserita la raccolta differenziata all’interno del centro tecnico, sono stati installati i dispenser di acqua che disincentivano l’uso delle bottigliette di plastica, è stato creato un bacino d’uso delle acque piovane che viene utilizzato per l’irrigazione dei campi; inoltre l’interno del centro tecnico è stato implementato con la presenza di piante autoctone; quindi a livello infrastrutturale è più facile se gli stadi sono comunali lavorare sul centro tecnico oltre ovviamente alla necessità di coinvolgere i tifosi, la comunità in generale e quindi lavorare con le istituzioni e per sensibilizzare sulla tematica ogni giorno. Perché è un tema molto importante e a livello concettuale proprio nella parte di sostenibilità ambientale diciamo che ci si può sbizzarrire; si può lavorare sulla parte di trasporti e quindi creare una mobility strategy più green; si può ridurre l’utilizzo della plastica: dal 2023 non avremo più neanche all’interno degli store del Bologna le borse di plastica ma avremo le borse realizzate in carta ; per quanto riguarda la parte di waste management, al termine di ogni partita doniamo le eccedenze delle sale Hospitality a un ente no profit del territorio, che a sua volta si occupa di distribuire il cibo alle famiglie più bisognose. Ovviamente il Club investe nella diversità e nell’educazione in primis, perché uno degli obiettivi del Bologna è cercare di entrare nelle scuole attraverso le tematiche di responsabilità sociale ed ambientale proprio perché i bambini di oggi saranno i tifosi di domani, quindi se vengono sensibilizzati su tematiche come queste diciamo che trasmettiamo una legacy comportamentale nel momento in cui crescono. Avevo letto alcune ricerche che riguardavano la generazione Z (persone nate tra il 1997 e il 2012), le quali sottolineavano come gli adolescenti di questa generazione sono molto attenti ai temi di sostenibilità ambientale, ad esempio preferiscono acquistare i prodotti realizzati senza l’utilizzo della plastica. Il Bologna ha già avviato dei percorsi all’interno del Settore Giovanile, dove i ragazzi vengono affiancati dagli psicologi e dai propri genitori, e vengono organizzate delle lezioni per rafforzare alcuni concetti come l’inclusione. Naturalmente per realizzare tutti questi progetti devono essere presenti e partecipi le Istituzioni locali, con cui il Bologna lavora quotidianamente, ma anche gli stessi partner della Società che sono i primi a voler essere presenti e appoggiano il Club nelle varie progettualità. Ad esempio in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il Club ha lanciato una propria campagna di comunicazione insieme all’azienda “Pelliconi”, che ci teneva ad essere protagonista in una tematica cosi importante.

Secondo te rispetto al modello Inglese della Premier League cosa devono fare le Società Italiane? Quali sono le principali differenze tra lo scenario anglosassone e quello italiano?

A mio avviso il modello della “Premier League” inglese è un benchmark molto alto, nel senso che loro hanno una struttura aziendale diversa. Un esempio concreto è rappresentato dal fatto che ogni club in Premier, ma anche in Bundesliga tedesca, ha la propria Fondazione in cui lavorano 20-30 dipendenti. Invece qui in Italia, avere la fondazione è da un punto di vista burocratico più complesso rispetto ad altri paesi; anche noi stiamo provando ad avere una nostra fondazione e vedo effettivamente tutto il lavoro che c’è dietro, anche dal punto di vista dei costi di gestione perché sono veramente importanti, quindi serve avere un budget ad hoc per questi progetti. In Premier League esiste una struttura aziendale diversa, gli stadi sono tutti di proprietà, quindi i Club hanno molta più libertà nel poter operare anche dal punto di vista infrastrutturale. Penso che le Società Italiane comunque in generale dovrebbero investire su questo campo perché oltre ai temi di Responsabilità Sociale, perché oltre ad essere una questione etico-morale, diciamo è un tema molto importante e il mondo c’è lo sta mostrando e gli stessi mercati stanno andando in questa direzione. Noi, non solo dobbiamo adeguarci ma farci promotori di queste tematiche che sono veramente importanti. In termini di business, il Club sta cercando di fare delle scelte strategiche che portino beneficio al territorio nel lungo periodo; queste scelte naturalmente hanno dei ritorni in termini di Brand Image, di Brand Awarenessil tutto poi di conseguenza migliora la Brand Reputation in quanto il club viene percepito in positivo. Il Bologna è già molto radicato nel territorio bolognese e lo dimostra anche il nostro frameWe Are One che vuole significare che siamo un’unica entità tra le istituzioni, le aziende, la città, il territorio, i tifosi, i calciatori; questo è stato da sempre uno dei nostri obiettivi e infatti dal punto di vista progettuale vi è un grande lavoro di progettazione. La parte di C.S.R. è un tema molto caro al nostro Presidente, al nostro Amministratore Delegato e del Club in generale. Quello che vorremmo realizzare è cercare di avere uno studio di impatto per cercare di vedere che valore restituiamo al territorio, questo lo possiamo fare ovviamente tramite un consulente esterno; una volta ottenuta questa valutazione di impatto che non è altro che la fotografia dello stato attuale dell’arte del tuo lavoro come Club si deve creare una linea strategica in base agli obiettivi che ci prefissiamo. 

Quali sono i vostri prossimi step/obiettivi?

C’è molto lavoro da fare in termini di CSR e Sostenibilità perciò di progettualità nel lungo periodo ne abbiamo molte. Abbiamo ben chiara la mission e la vision ed è necessario lavorare step by step con i propri obbiettivi sempre chiari. Uno dei tanti progetti che abbiamo in cantiere è quello legato alla parte di Sostenibilità Ambientale, tralasciando la parte di Stadio che partirà dal prossimo anno. Vogliamo creare delle iniziative continue che vadano a beneficio del territorio e della città tramite programmi di sensibilizzazione rivolte ai giovani e ai tifosi, iniziative coinvolgenti di fan engagement e campagne di comunicazione per condividere le buone pratiche ambientali.

 

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